Il transumanesimo è quel processo di disumanizzazione dell’essere umano in favore dell’umanizzazione della macchina. L’obsolescenza programmata della vita biologica in favore di un assolutismo artificiale. Il transumanesimo è paura della morte. Olocausto con promessa di eternità. Vittoria del “pensiero calcolante” (Weber-Heidegger), atomizzazione, schiavitù dei sensi, violazione, oggettificazione e definitiva reclusione del corpo.
Ma non solo: il transumanesimo è colonizzazione classista. Presupposto dispotico di conservazione del potere, e opportunità per nuove e più estreme diseguaglianze, che nasceranno dalla differenziazione del potenziamento biologico basato sul potere d’acquisto dei singoli. Perciò è anche razzismo. Radicale. Vero. Universalmente esteso: in quanto mosso dal disprezzo per la razza umana tutta.
Non un punto di arrivo, come erroneamente in molti sono portati a pensare: ma un punto di partenza. Una breccia nell’universo delle mutazioni infinite, dal quale scaturirà una continua e duratura dissolvenza che non lascerà un solo residuo dell’ánthropos che ha dato vita ai futuri oggetti privi di coscienza, che popoleranno questo e altri pianeti.
Nulla di ascrivibile al presente. Poiché come scrisse Emanuele Severino in Techne, «La storia dell’Occidente è il progressivo impadronirsi delle cose, cioè il progressivo approfittare della loro disponibilità assoluta e della loro infinita oscillazione tra l’essere e il niente… in esso resta pertanto celebrato il trionfo della metafisica».
Giancarlo Cutrona
18 novembre 2020